Aprile 20, 2024

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Luca Dirisio: “Io, tra successo e silenzio. Oggi tutt’altra musica. E ai giovani consiglio…” – ESCLUSIVA

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Dal successo con “Calma e sangue freddo” al ritorno dopo otto anni di silenzio conBouganville. Luca Dirisio ha parlato a 360° di una lunga carriera vicina al suo ventesimo anniversario. Cantautore classe ’78, Luca raggiunge il successo nel 2004 quando vince il ‘Festivalbar’ e vola in cima a tutte le classifiche. Poi l’arrivo dei suoi brani in Spagna e la partecipazione al Festival di Sanremo, fino a tornare a sbocciare nel 2019, come fa in estate la pianta che dà nome alla sua ultima creazione. Intervenuto ai nostri microfoni, ha ripercorso le tappe principali della sua vita, a partire dal momento attuale: “Sto vivendo un momento paranoico come tutti gli italiani. Il disco è uscito dopo otto anni perché ci sono state varie vicissitudini. Ho avuto dei manager, poi li ho cambiati, quando non trovi la squadra giusta è difficile”.

Fare musica al tempo del Covid-19

Otto anni di assenza, ma Dirisio non s’è mai fermato. Il vero stop è arrivato con la pandemia di Covid-19. Le restrizioni per arrestare il contagio hanno avuto un forte impatto sul suo lavoro: “Ho tirato fuori dei singoli per evitare di bruciare un disco, inutile farlo uscire se non c’è chi te lo lavora. Futuro? Mi auguro di poter continuare a fare questo lavoro appena mi faranno il vaccino. Se anche quest’estate non si potrà lavorare, saranno due anni che sto fermo. La migliore promozione per un disco sono i concerti live. In questo modo si porta la propria musica anche in posti in cui le persone non sono aggiornate come quelle delle grandi città. Non poter far più questo da due anni a questa parte mi crea frustrazione, è come un pilota che rimane fermo ai box”.

“Essere specchio per il proprio pubblico”

Mettersi a nudo ed essere specchio in cui gli altri possono riconoscerci. È questo il vero scopo di un cantautore: “Quando scrivo un brano cerco di mettere un pezzetto della mia vita nelle mani di chi lo ascolta, in modo tale da poter fare un quadro generale sulla mia vita, e anche sulla sua. Lo scopo di un cantautore è mettersi un po’ a nudo. Oggi le persone vogliono entrarti dentro casa, hai poca visibilità perché posti poco o hai pochi followers. Ma dal momento che tu vieni a vedere il divano di casa mia, cos’hai capito? Le persone non vanno giudicate esteriormente, troppo poco, bisogna andare a fondo di ogni cosa. Non faccio il cantautore perché devo fare il figo in giro, ma il mio obiettivo è sempre stato raccontare uno spaccato della mia vita perché le persone ci si potessero ritrovare”.

“Tutta un’altra musica”

Nel corso dell’intervista, l’autore di ‘Sparirò’ ha parlato anche di quanto la musica sia cambiata nel corso degli anni. Nuove canzoni, ma anche nuovi modi di promuoverla e scoprire talenti: Le canzoni di oggi sono canzoni spazzatura. Con i social tutti possono prendere un cellulare e fare musica. La trap è venuta a contaminare qualsiasi cosa, tipo peste bubbonica. Mi sono sforzato di fare un disco anche per ricordare alle persone che i dischi si fanno in una certa maniera. Ai miei tempi i primi censori erano i discografici, ti dicevano ‘ma sei sicuro che vuoi inserire questa parola? Ma possibile non ci sia un modo diverso per esprimere lo stesso concetto?’. Oggi fanno scrivere di tutto, è cambiato il modo di venderla. Non ci sono più i talent scout, vogliono sapere quanti followers hai. E questo impoverisce il tutto. Ecco perché dico che a volte mi sento un pesce fuor d’acqua. Non perché perdo consapevolezza nei miei mezzi, ma fiducia in quello che mi sta intorno. In questi otto anni ho avuto la tendenza a isolarmi, probabilmente sto meglio da solo. O meglio, vicino alla mia famiglia, ai due o tre amici veri che ho, piuttosto che in mezzo a questo putiferio di gente che corre da una parte all’altra solo per business o visibilità”.

“Il talent show? Un’ottima seconda possibilità”

Poi, sulla possibilità di avere visibilità tramite la partecipazione ai talent show: “È una sorta di ultima spiaggia, un’ottima seconda possibilità che ti dai. Io ho iniziato suonando nei locali, sono andato nel ’97 a Roma per studiare Giurisprudenza e ho creato una sorta di band. Piano piano portavo i demo nei locali in cui sapevo facessero musica live. E le umiliazioni non mancavano, ma non ho mai mollato. Abitavo a Largo Somalia, mi sono accorto che lì tutti i giorni c’era Niccolò Fabi. Un giorno l’ho fermato, lui senza conoscermi mi ha fatto salire a casa sua e abbiamo ascoltato insieme le mie canzoni. Era direttore artistico de ‘Il Locale’, ho fatto una serata, hanno iniziato a richiamarmi una volta al mese, ho preso i primi contatti. Ricordo che andai a suonare anche sotto la Sony. Ho fatto di tutto, finché ho trovato un manager che mi ha ascoltato. Siamo andati insieme in Sony, dove praticamente già mi conoscevano. Hanno accettato di fare un singolo, sono andato primo in classifica, ho vinto il Festivalbar. Ho fatto tutta la gavetta che si doveva fare”.

“Un consiglio? Impegno, studio e autoanalisi”

Un consiglio a un giovane che vuole diventare un cantautore? Impegnati, studia perché non nasciamo imparati. Scrivi qualcosa di tuo che abbia senso. E non vergognarti a parlare in un italiano corretto, che ormai sembra non essere più di moda. Terza cosa, importantissima: autoanalisi. Io le cose che scrivo e che non mi piacciono, le brucio di notte. Bisogna essere autocritici. Anche se può piacere a qualcun altro, ma non piace a me, come farei a dormirci di notte? Bisogna cercare sempre il massimo. La canzone che sento più mia? Non ce ne è una in particolare, non mi sono mai affezionato, significherebbe in un certo senso screditare tutto il resto. Nei dischi che ho tirato fuori, le canzoni che mi piacevano di più sono quelle che non sono mai state scelte come singoli”.

“Gascoigne e la mia Isola”

Nella carriera di Luca, anche un’esperienza all’Isola dei Famosi quando il reality era condotto da Simona Ventura. Luca ne ha parlato nell’intervista, partendo dal naufrago con cui avrebbe voluto condividere l’avventura in Honduras: Io vorrei vivere a casa di Gascoigne, vorrei andare al pub con lui e ubriacarmici insieme. Quando sono andato io, c’erano brave persone, ma non a quei livelli. Tornerei volentieri a fare l’Isola. Quel posto è perfetto, il brutto è che devi condividere persone che non conosci. Ci possono essere degli ottimi futuri amici e persone totalmente incompatibili col tuo carattere. Volevo andare a fare l’Isola perché quello è il mio habitat, io vivo sul mare e pesco spesso da solo. Sono uscito per una nomination lampo, il gruppo non mi aveva mia nominato”.

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