Ha dato tutto nella sua carriera da calciatore e, ha quasi rischiato di morire. L’ex portiere dell’Inter Sebastien Frey si è raccontato in un’intervista a La Gazzetta dello Sport in cui ha toccato tanti temi interessanti tra cui l’infortunio del 2006 a causa di una brutta entrata di un avversario, un episodio che lo ha avvicinato al buddismo: “10 gennaio 2006, Juve-Fiorentina 4-1, un’entrata assurda di Zalayeta. Non si è mai scusato. E due anni dopo s’è infortunato anche lui. Karma. Il buddismo insegna anche questo”.
Nel 2019 un virus ha messo in serio pericolo la sua vita: “Una malattia autoimmune. Tosse, raffreddore, febbre e la paralisi alle gambe. Scrissi un testamento in caso di morte. Per un mese non sono riuscito a camminare, poi il corpo ha creato degli anticorpi. È stato il periodo peggiore della mia vita. Chiuso in un ospedale in terapia intensiva, in un letto minuscolo. La famiglia e la fede mi hanno aiutato, come il destino: nel 2016 ho scampato l’attentato sulla Promenade des Anglais a Nizza per un ritardo del volo”, ha raccontato Frey che ha poi concluso: “A casa ho creato uno spazio spirituale, un mini tempio tutto mio dove mi rifugio quando le cose vanno male”.