Jorgensen, dai campi di calcio al volante degli autobus: “Ora tocca a me”
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Dai campi di calcio al volante degli autobus. Martin Jorgensen non ha perso il sorriso: “Porto avanti l’azienda di famiglia. Il mio bisnonno ha fondato De Gara Busser nel 1920, ora tocca a me”. Dopo il ritiro da calciatore ha sterzato direzione casa. Ai microfoni di Sportweek ha raccontato i suoi inizi: “A 18 anni già lavoravo. Al mattino accompagnavo i bambini a scuola col pullman, nel pomeriggio mi allenavo. Negli anni Novanta in Danimarca non potevo vivere di calcio. Così arrotondavo aiutando mio padre”. Il sogno, però, è sempre stato quello di diventare un calciatore: “Guidare pullman mi ha sempre divertito. Sei più grande degli altri, in strada ti lasciano passare. Era più semplice che giocare. Ma io volevo diventare un giocatore”.
Tredici stagioni in Serie A, sette a Udine e sei a Firenze. Ora è autista, ma non solo: “Con MyWayTravel sono agente di viaggi e guida turistica. Organizzo tour per visitare le città e andare allo stadio”. Una vita, quella di Jorgensen, in cui ha collezionato svariati successi, ma in cui non sono mancati momenti bui: “Alla Fiorentina ho avuto tre mesi bui. Non riuscito a giocare, ad allenarmi, faticavo a muovermi. Mi hanno ricoverato all’ospedale di Careggi per alcune settimane, nessuno capiva cosa avessi. Ho pensato di smettere. Andare in bici mi ha aiutato a riprendermi. Era l’inverno del 2009, io uscivo”.
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