Maggio 2, 2024

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Milano, Giorgia ha 12 anni e il padre non le consente di vaccinarsi: la storia

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Giorgia (il nome è di fantasia) spera un futuro migliore, vuole vivere ma il padre le tarpa le ali. La piccola 12enne non può danzare, non può viaggiare, non può andare al ristorante, al cinema, a un concerto, e con lei la sua famiglia. Quale sarebbe il motivo? Un padre che non vede da anni e che non mette una firma. La sua è la storia di una ragazza che vorrebbe vaccinarsi ma non può farlo senza l’approvazione dei genitori biologici. E’ arrivata solo quella della madre, in carcere, manca quella del padre, che si rifiuta di darla.

Come riporta Il Corriere della Sera, I minori in affidamento etero familiare, i cui genitori biologici non hanno perso la patria potestà, non possono vaccinarsi se questi non firmano l’autorizzazione. A differenza di quanto si pensi, la patria potestà viene tolta solo in casi gravissimi, ed è sempre a discrezione del giudice”, racconta Margherita P., che anni fa dopo aver saputo di non poter avere figli ha intrapreso col marito la strada dell’affidamento.

Oggi la piccola Giorgia non può fare tutto ciò per cui il green pass è richiesto. Non può dunque iscriversi nemmeno ai corsi di danza che pratica da quando aveva sei anni: “Volevamo farla crescere bene – ricorda Margherita che ha preso in affido la dodicenne -, nell’infanzia lo sport è fondamentale per il fisico e per la mente. Durante il lockdown abbiamo smontato il soggiorno tutti i giorni, per farle spazio e allenarsi con la sua insegnante via Zoom”.

A suscitare ancora più rammarico è il non poterle far vedere sua madre: “Ho una madre di 78 anni (vaccinata) e vorrei che chi ha rapporti stretti con lei sia il più possibile sicuro. Capisco la patria potestà, ma non si può tutelare quel diritto a scapito della salute della mia famiglia. Quello che mi fa più male è sentirmi dire da mia figlia ‘perché non sono una bambina come le altre, sono una bambina in affido’. In quei momenti penso che a nulla valgono gli sforzi che facciamo per regalarle un’esistenza serena. Esperienze di questo tipo spingono i ragazzi a continuare a pensare di non essere uguali agli altri”.

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